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L'ozono per prevenire e fermare la diffusione dei superbatteri

L'ozono per prevenire e fermare la diffusione dei superbatteri

La resistenza agli antibiotici di alcuni superbatteri, come lo Staphylococcus aureus, la Klebsiella pneumoniae, il Campylobacter e l’Escherichia coli, rappresenta in tutto il mondo una seria minaccia per la salute umana.

Per fronteggiare la diffusione dei superbatteri, nel luglio del 2014 l’allora Primo Ministro britannico David Cameron commissionò all’economista Jim O’Neill uno studio finalizzato a proporre soluzioni concrete a questa nuova minaccia globale, conosciuta col nome di “Bacterial antimicrobial resistance” (AMR).

Lo studio – promosso con il sostegno del Governo del Regno Unito e di “Wellcome Trust” e pubblicato nel 2016 con il titolo “The Review on Antimicrobial Resistance” – ha stimato che, nei prossimi decenni, potrebbero morire fino a 10 milioni di persone ogni anno a causa dei batteri resistenti agli antibiotici.

Si tratta di un numero che supera ampiamente i decessi per incidenti stradali (1,2 milioni) o per malattie come il tumore (8,2 milioni) e il diabete (1,5 milioni).

In conseguenza di tale grave situazione, lo studio ha inoltre calcolato una previsione di costi che supera i 100 trilioni di dollari.

Il fenomeno dei batteri resistenti agli antibiotici era già stato rilevato da Sir Alexander Fleming, Premio Nobel per la Medicina 1945, universalmente noto per avere scoperto l’enzima lisozima nel 1922 e la penicillina nel 1928.

Secondo quanto riportato da Fabrizio Pregliasco e Paola Arosio nel libro “I superbatteri” (Raffaello Cortina Editore), Fleming aveva compreso già allora che «mentre gli antibiotici cercano di mettere al tappeto i batteri, questi si industriano per diventare gradualmente più forti e robusti e avere la meglio».

Tra i lavori scientifici sul tema pubblicati negli ultimi anni, merita particolare attenzione quello pubblicato dalla autorevole rivista “The Lancet” il 12 febbraio 2022, intitolato Global burden of bacterial antimicrobial resistance in 2019: a systematic analysis.

Si tratta di un’analisi approfondita dalla quale risulta che ci sono stati 5 milioni di decessi nel mondo a causa dei superbatteri resistenti agli antibiotici.

Lo studio comparato di “The Lancet” è considerato, a ragione, il lavoro più vasto e dettagliato tra quelli finora pubblicati: sono stati raccolti i dati di 204 Paesi del mondo, e sono stati analizzati 23 patogeni batterici e 88 combinazioni tra batteri e antibiotici.

I ricercatori hanno inoltre svolto un’analisi sistematica della letteratura scientifica in materia. Sono stati stimati fattori come l’incidenza, i decessi, la durata della degenza ospedaliera e i costi sanitari associati all’antibiotico resistenza.

Il problema è serio, la minaccia concreta. Per trovare una soluzione, sono allo studio antibiotici più potenti ed efficaci, e sono in via di sperimentazione nuove risorse terapeutiche.

Tra queste, la più efficace sembra essere l’ozonoterapia.

L’ozono è in grado di disattivare tutti i tipi di batteri resistenti ossidando le pareti e gli involucri, impedendo la riproduzione e rafforzando il sistema immunitario e, in particolare, i macrofagi.

A questo proposito, risulta molto interessante un lavoro pubblicato il 31 dicembre 2021 da “Nature”, intitolato Performance evaluation of ozonation for removal of antibiotic-resistant Escherichia coli and Pseudomonas aeruginosa and genes from hospital wastewater.

Lo studio è stato svolto dai ricercatori dei seguenti istituti scientifici: Department of Environmental Health Engineering, School of Public Health; Institute for Environmental Research, Center for Solid Waste Research; Center for Water Quality Research; Health and Environment Research Center; Department of Cellular and Molecular Biology, Faculty of Biological Sciences; Immunology Research Center; University Medical Sciences di Tehran e di Tabriz.

Le acque reflue ospedaliere sono state identificate come fonti di nutrienti, inquinanti inorganici e organici, e sono sospettate di essere tra le principali fonti antropiche dei batteri resistenti agli antibiotici (ARB) ed anche dei geni di resistenza agli antibiotici (ARG).

Il problema è che i batteri resistenti agli antibiotici sopravvivono nelle acque reflue ospedaliere, e i normali trattamenti con cui queste acque vengono disinfettate non sono in grado di contrastare e rimuovere i superbatteri.

Poiché nella maggior parte dei Paesi le acque reflue ospedaliere vengono scaricate nei sistemi fognari municipali senza alcun pretrattamento o restrizione, la diffusione di ARB e ARG sta diventando una minaccia crescente per la salute umana e per gli ecosistemi.

Per tale motivo sono state proposte nuove tecnologie di disinfezione, come l’ozonizzazione e la fotocatalisi con lampade a raggi ultravioletti.

I processi di ozonizzazione sono stati utilizzati nel trattamento delle acque reflue ospedaliere sin dagli anni Cinquanta, e numerosi studi hanno dimostrato che il trattamento con ozono è efficace nell’uccidere molti tipi di microrganismi, tra i quali: S. aureus, Streptococci spp., Escherichia coli, Enterococcus faecali, Pseudomonas aeruginosa.

La finalità dello studio scientifico “Performance evaluation of ozonation for removal of antibiotic-resistant Escherichia coli and Pseudomonas aeruginosa and genes from hospital wastewater” è stata appunto quella di indagare e ottimizzare l’efficacia dell’ozonizzazione per la rimozione dei batteri e dei geni resistenti.

La sperimentazione è stata svolta utilizzando campioni di acque reflue dell’ospedale affiliato all’Università di Tabriz in Iran.

I risultati dello studio hanno confermato la grande capacità dell’ozono di attaccare e distruggere i superbatteri antibiotico resistenti.

I risultati hanno inoltre dimostrato la capacità dell’ozono di rimuovere i geni dei batteri antibiotico resistenti, anche se i ricercatori propongono di aumentare il dosaggio di ozono rispetto all’uso comune finora adottato, e invitano a svolgere studi più approfonditi in materia.

Articolo a cura di Antonio Gaspari
Direttore Orbisphera
www.orbisphera.org
antonoio.gaspari@orbisphera.org

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