Sesso, salute e... denti!
Associare alla problematica dei rapporti sessuali in genere e in particolare a quella dell’impotenza concetti di pertinenza odontoiatrica di primo acchito può lasciare sconcertati, ma il filo logico che lega tante disfunzioni del nostro organismo è meno tenue di quanto si possa credere.
E’ fin troppo facile intuire quanto un volto gradevole possa interferire nelle fasi di approccio, conoscenza, desiderio e innamoramento. Una bocca accattivante, oltre a essere caratterizzata dal volume e dalla forma delle labbra, risente notevolmente dell’armoniosa disposizione dei denti anteriori. In realtà però tutti i denti partecipano alla determinazione della simmetria facciale e il profilo del volto è in diretto rapporto con la relazione che le arcate dentali hanno fra loro. Ciò non significa che solo un volto rispondente ai canoni della bellezza classica possa risultare attraente, ma che la bellezza di un volto ha dei parametri ben definiti che si possono misurare con i parametri della fisica. Ben diverso è il discorso relativo alla bellezza presunta ovvero alla bellezza che ognuno di noi pensa di esprimere col proprio volto quando ci si pone davanti allo specchio, si è portati a elaborare in senso soggettivo la propria immagine riflessa. In linea di massima potranno avvenire due tipi di elaborazioni critiche. La più frequente, quando il soggetto è in pace con se stesso, è positiva: si piace e si trova in linea di massima simpatico.
Viceversa, nel caso in cui ci siano problemi essenziali, la persona cercherà inconsciamente nella sua immagine qualche difetto somatico al quale attribuire il suo tale o presunto insuccesso nella vita di relazione. La parte del volto che più frequentemente assolve a questo compito è il naso, come ben sanno i chirurghi plastici. Vada sé che chi spera di risolvere i propri problemi “delegandoli” a un intervento di questo tipo sarà sempre fortemente critico sul lavoro svolto dal chirurgo perché il risultato non sarà mai di suo pieno gradimento.
Il problema dell’estetica dentale è sicuramente più complesso perché spesso di difficile “riconoscimento”. Il soggetto sa che c’è qualche cosa nel suo sorriso che non va, ma non sa individuare il “responsabile”. Ora, se una persona, obiettivamente brutta o bella, non importa, si convince di non poter piacere o comunque di non essere appetibile da un punto di vista sessuale, metterà in essere una serie di comportamenti e di atteggiamenti nella sua via di relazione tesi ad accentuare qualunque suo handicap: avrà un carattere introverso, mesto o mai intraprendente verso un suo possibile partner. Il discorro si può trasferire nella vita di coppia e in specie nella vita della coppia sposata. Dopo una convivenza prolungata accade quello che si può definire “effetto specchio”. Dopo molti anni chi ci vive accanto impara a conoscere tutti i nostri difetti, le nostre piccole debolezze, i nostri limiti, le nostre reali possibilità economiche e sociali, ma più ancora spingerà la conoscenza a quello che pensiamo di noi stessi. Ed è allora che qualunque finzione non è più possibile e il solo fatto di sapere l’altro conscio dei nostri limiti fa scattare un meccanismo di autoinibizione che ci convince di non essere desiderati, di non essere interessanti e, in una parola, di non piacere. Allora le avance si diraderanno per paura di un rifiuto ancor più cocente. Se è vero questo filo logico, si intuisce subito quale importanza può avere l’estetica del volto e in particolare quella della bocca.
Anatomia di un sorriso.
Ma passando dalla sfera psico-emozionale a quella anatomo-patologica, affrontiamo un argomento ben più concreto perché riguarda la salute in senso stretto, anche se il concetto di salute coinvolge sempre la sfera psichica. Comunque, volendo limitarci a considerare esclusivamente la fisiopatologia della bocca nella problematica sessuale, dobbiamo dare per scontata la conoscenza delle interrelazioni tra i vari organi e apparati dell’essere umano che comunque conviene ricordare per sommi capi, limitatamente all’argomento in esame. La bocca è un tutt’uno funzionale (i denti, le labbra, la lingua, il palato, eccetera agiscono in perenne sinergia e armonia), è quindi evidente che se qualche cosa non va, per esempio è presente una malocclusione, tutta la funzione di questo organo è compromessa. Ma se è compromessa l’occlusione, allora potranno esserci delle ripercussioni a distanza. Per esempio si potranno manifestare disturbi dell’equilibrio, dolori osteo-articolari alla colonna vertebrale, sciatiche, parestesie (disturbi della sensibilità cutanea), finanche disordini della funzionalità delle ghiandole a secrezione interna. Queste nozioni sono di recentissima acquisizione, ma la kinesiologia applicata va di giorno in giorno constatando e comprovando queste interrelazioni. La kinesiologia applicata è una nuova branca della medicina che nulla rinnega delle nozioni proprie della medicina classica, quella per intenderci che si insegna all’Università, ma che studia i rapporti di causa-effetto tra organi e apparati apparentemente indipendenti.
Per chi ha iniziato lo studio di questa disciplina, ciò che sulle prime appariva inverosimile se non assurdo, è diventato per contro sempre più logico. La malocclusione dentale, infatti, provoca un’interferenza negativa sulla funzionalità dei muscoli cranio-mandibolari e ciò determina una compromissione della funzionalità muscolo-scheletrica di tutto l’organismo. Questo concetto è facile da comprendere se si pensa a quanti muscoli si inseriscono sulla mandibola e al fatto che un movimento di un segmento scheletrico si muove sempre in relazione alla situazione spaziale del segmento scheletrico col quale si articola. Li mandibola si articola con il cranio per l’azione di due gruppi muscolari. Un gruppo di muscoli, tramite l’osso ioide, raggiunge lo sterno e le clavicole, l’altro gruppo si inserisce sul cranio che a sua volta ha relazioni con la colonna vertebrale e la gabbia toracica. È quindi ovvia la relazione tra una disfunzione cranio-mandibolare e una disfunzione per esempio lombo-sacrale.
Un po’ più difficile da recepire è il rapporto della funzionalità mandibolare con altri organi e in particolare con le ghiandole endocrine che governano le funzioni sessuali. Si deve, perciò, sia pure di sfuggita, accennare alla “elasticità” delle ossa craniche che vengono sollecitate sia dalla trazione muscolare sulla teca, sia dalle forze che si creano quando i denti delle due arcate vengono a ingranarsi e che si scaricano sull’osso di supporto dentale. Questa “elasticità” delle ossa craniche determina delle trazioni e pressioni varie sulla dura madre (che avvolge la massa cerebrale) e quindi interferisce sulla pressione del liquido cefalo-rachidiano (liquido che occupa le cavità del cervello). Una delle ghiandole a secrezione interna più importanti è l’ipofisi che trova collocazione nel cranio e che è deputata alla increzione di molti ormoni fra i quali gli ormoni sessuali che a loro volta sollecitano le gonadi a fare “il proprio dovere”. E un’ipofisi che non funziona mai, condizionando negativamente le gonadi (i testicoli o le ovaie), può determinare anche impotenza e perdita della libido. Questo non significa che una malocclusione sia la sola causa di problemi di questo tipo, né che alla presenza di una malocclusione conseguano necessariamente sintomatologie dolorose e/o disfunzioni ormonali, ma che può essere una causa o una concausa e deve essere sempre presa in considerazione come un’importante possibilità eziologica, peraltro facilmente vagliabile con un semplice esame kinesiologico.
Articolo a cura del Dott. Tito Messina