Lombalgia? Apra la bocca!
Se i denti non chiudono bene, si determina uno sbilanciamento che si trasmette, con un effetto a cascata, fino ai muscoli più lontani. Ecco perché un dolore localizzato alla testa, al collo, a una spalla… può dipendere da una cattiva occlusione delle due arcate dentali.
La medicina ufficiale, smembrando il corpo umano in tante entità autonome, ha creato le “specialità” abbandonando il concetto “olistico”, cioè di tutto il corpo nel suo insieme. Le relazioni, che pure esistono fortissime fra vari organi e apparati, hanno finito per perdere importanza. Un esempio per tutti è dato dal problema della bocca. Mentre il medico generico raramente visita i denti del suo paziente, il dentista non oltrepassa il limite del cavo orale e l’esame dell’articolazione della mandibola. Non dico che il medico internista, cardiologo o otorinolaringoiatra non guardino il cavo orale dei propri pazienti, ma che il loro esame esclude l’analisi dell’occlusione dentale; viceversa pochi odontoiatri fino a oggi si sono interessati alle lombalgie o alle cervicalgie di chi chiedeva assistenza per la cura di un dente cariato.
Se ora dicessi che un dolore al ginocchio destro, per esempio, può dipendere da una cattiva occlusione farei trasecolare anche non pochi ortopedici. Eppure… Vediamo prima di tutto a cosa serve la bocca: si pensa subito alla funzione alimentare, a quella fonetica, mimica, al limite si pensa alle piacevoli attività affettivo-sessuali che, iniziando con la suzione neonatale, proseguono con il bacio. Tutte queste attività hanno, però, un’unica caratteristica: sono saltuarie e cioè avvengono sporadicamente e in modo discontinuo nel corso della giornata. Viceversa c’è un’attività che si compie dalle 1200 alle 1500 volte al dì sia da svegli che durante il sonno, con cadenza ritmica anche se non uniforme: è quella della deglutizione della saliva. La deglutizione avviene in maniera molto complessa coinvolgendo direttamente o indirettamente moltissimi muscoli e avviene sempre con le due arcate dentali serrate. Ora, se le due arcate non combaciano bene, per esempio c’è una laterodeviazione della mandibola (cioè in chiusura si sposta leggermente da un lato), avremo uno sbilanciamento muscolare che si trasmetterà con meccanismo di effetto a cascata fino ai muscoli più lontani.
Per capire in concreto cosa accade bisogna fare un passo indietro. La mandibola si articola con il cranio (con l’osso temporale) e si muove grazie a due gruppi di muscoli: i cranio-mandibolari che si inseriscono con un capo sulla mandibola e con l’altro sul cranio, e i muscoli che connettono la mandibola a un piccolo osso (l’osso ioide) che a sua volta è in relazione diretta con lo sterno, la scapola e la cartilagine tiroidea.
Quindi quando la mandibola si muove, inevitabilmente si muove anche la testa e il collo e via via anche il torace e perfino il bacino. Sono, evidentemente, movimenti impercettibili ma importanti!
Per vincere lo scetticismo del lettore, propongo a quest’ultimo di sedersi, rilassarsi e fare una profonda respirazione: si accorgerà che durante la fase di inspirazione la mandibola tende ad arretrare, mentre espirando la stessa avanzerà sia pure di poco. Comunque, questi movimenti sono dimostrabili e il fatto che siano di modestissima entità non deve trarre in inganno, l’importante per ora è che si dia per certa la loro esistenza. Senza volere entrare in una trattazione eccessivamente scientifica, dirò che ogni muscolo è soggetto a contrazioni e a rilasciamenti in parte sottoposti alla nostra volontà, in parte condizionati da automatismi molto complessi che ci consentono, per esempio, di camminare: i muscoli degli arti si contraggono alternativamente (il quadricipite della coscia destra si contrae quando quello della coscia sinistra si rilascia, così mentre l’arto inferiore destro avanza, l’altro arretra rispetto al tronco).
Questo meccanismo di inibizione reciproca interessa tutti i muscoli, cioè ogni muscolo ha uno o più antagonisti e uno o più sinergici (muscoli che si contraggono simultaneamente e allo stesso fine). L’armonia della deambulazione avviene proprio per questo splendido meccanismo che organizza tutti i muscoli del corpo e manda l’impulso giusto al momento giusto, diversamente… cadiamo!
Il meccanismo di inibizione reciproca coinvolge tutti i muscoli del corpo nessuno escluso e non è in rapporto alle dimensioni del muscolo: per esempio se un muscolo grosso è antagonista di uno piccolo, la contrazione di quest’ultimo determina il rilasciamento del grosso e viceversa.
Torniamo ora alla mandibola e alla sua partecipazione alla deglutizione durante la quale si contraggono i muscoli della faccia e del capo; qui il meccanismo dell’inibizione reciproca è ancora più complesso perché riguarda la funzione di apertura/chiusura della bocca con inibizione temporanea della relazione antagonista destra/sinistra. Ora, se nel momento in cui i denti si serrano la mandibola slitta lateralmente, avviene uno squilibrio muscolare per cui, per esempio, il muscolo temporale destro si contrae di più del temporale sinistro; allora i muscoli periferici a essi collegati dai meccanismi suddetti riceveranno segnali differenti che, in ultima analisi, provocheranno uno sbilanciamento funzionale di tutto l’apparato muscolo/scheletrico che si potrà evidenziare per esempio con un arto più forte (e apparentemente più lungo) dell’altro. Quindi, se i denti non chiudono bene, sicuramente ci saranno dei disturbi funzionali periferici che si potranno tradurre in sintomatologie più varie: dalle cervicalgie alle lombalgie, dalle cefalee ai disturbi dell’equilibrio eccetera. Per concludere, se c’è il sospetto che la sintomatologia algica-disfunzionale possa dipendere da una cattiva occlusione, basta una buona visita da un dentista per confermare o escludere questa importante causa: esistono infatti dei test a riscontro immediato che fugheranno ogni dubbio.
Nessuna meraviglia, quindi, se la prossima visita dal vostro dentista inizierà dall’esame dei piedi!
Articolo a cura del Dott. Tito Messina