Speciale COVID19

Il Rotary porta l'ozonoterapia in Africa

Il Rotary porta l'ozonoterapia in Africa

Sono partite da Brescia, con destinazione porto di Genova e poi Cotonou in Benin, le nove apparecchiature per la produzione di ozono medicale.

Sono destinate ai centri ospedalieri di: Hopital Saint Jean De Dieu (Tanguieta), Maison Saint Jean de Dieu (Cotonou), Centre de Santè St Jean de Dieu (Porga), Hopital La Croix (Zinvié), Centro sanitario Anastasis (Cotonou), Hopital Evangélique (Bembereke), Facoltà di Medicina dell’Università di Parakou.

Si tratta di un progetto che, oltre alla fornitura delle apparecchiature medicali, prevede la formazione del personale sanitario locale sulle indicazioni terapeutiche e sui protocolli di utilizzo dell’ozonoterapia per la cura di diverse patologie, nonché l’addestramento di un tecnico addetto alla manutenzione delle apparecchiature.

Accolto e promosso nell’ambito delle Sovvenzioni Globali (“Global Grant”) sostenute dalla Rotary Foundation, il progetto ha avuto l’avallo del Ministro della Salute del Benin.

Al finanziamento del progetto hanno anche contribuito il Rotary Club Rodengo Abbazia, il Rotary Club Lovere Iseo Breno, il Rotaract Franciacorta Oglio e la Onlus “O3 for Africa” presieduta dal dott. Antonio Galoforo, con il supporto di Multiossigen SpA, partner tecnologico dell’iniziativa.

Secondo il dott. Galoforo, il progetto ha una valenza molto importante non solo per il Benin ma per l’intero continente africano.

Antonio Galoforo è un medico ozonoterapeuta che, da oltre trent’anni, si occupa delle applicazioni dell’ozono in medicina e nell’ambiente, sia nella pratica medica che nella ricerca scientifica.

Intervistato da “Orbisphera”, il dott. Galoforo ha spiegato che il progetto è stato approvato in seguito al riconoscimento dell’ozonoterapia come pratica medica in grado di affrontare e risolvere patologie complesse e difficili, come le malattie tropicali e il Covid-19.

«In Africa – ha aggiunto – hanno bisogno di terapie altamente efficaci, a basso costo e facili da praticare, perché scarseggiano sia i medicinali che le strutture sanitarie».

«Alcune di queste patologie – ha precisato Galoforo – hanno sviluppato una forte antibiotico resistenza. L’ulcera di Buruli, per esempio, resiste a tutti i farmaci e provoca ulcere e piaghe tremende. Prima dell’arrivo dell’ozono, l’unica risorsa conosciuta per frenare la malattia erano le amputazioni».

Il dott. Galoforo ha raccontato che è si è recato per la prima volta in Africa nel 2002, in Costa d’Avorio, dove l’ulcera di Buruli si stava diffondendo velocemente e non si sapeva come curarla.

Nel corso di un incontro dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) svoltosi a Ginevra, Galoforo aveva proposto di tentare con l’ozonoterapia.

Dall’esperienza in Costa d’Avorio è emersa l’evidenza che l’ozono è in grado di contrastare efficacemente l’ulcera di Buruli.

Nel 2007 Fra’ Fiorenzo Priuli, che durante l’incontro dell’OMS aveva condiviso la proposta di Galoforo, ha ricevuto una macchina medicale per la produzione di ozono e, da allora, ha continuato ad utilizzare con successo l’ozonoterapia per la cura di una vasta gamma di patologie.

Questi risultati hanno dato l’impulso a moltiplicare i centri di ozonoterapia in tutto il Benin.

Insieme alla diffusione dell’ozonoterapia, il progetto prevede una borsa di studio per un giovane medico che elaborerà una tesi sui risultati dell’utilizzo di questa pratica medica.

Il dott. Galoforo ha voluto anche sottolineare che il progetto è finalizzato a sviluppare le capacità locali sia nelle applicazioni dell’ozono medicale che nella manutenzione e nella riparazione delle macchine, in caso di eventuali guasti.

Il tecnico che si occuperà della manutenzione è già stato addestrato. Per quanto riguarda l’insegnamento da impartire ai medici e al personale sanitario, il dott. Galoforo, che è il responsabile della formazione, sta aspettando di capire come e quando potrà partire dalla Lombardia e quali sono i tempi di quarantena che dovrà rispettare.

Abbiamo chiesto al dott. Galoforo se l’ozonoterapia sarà utilizzata anche per curare i malati di Covid.

«Certamente – ha risposto – anche se in Benin il numero dei pazienti positivi al Covid è molto basso per via della scarsità di contatti e delle ridotte possibilità di contagio dall’estero».

Svolgendo la sua attività di medico e ozonoterapeuta prevalentemente in Lombardia, regione gravemente colpita dalla pandemia da coronavirus, Galoforo ha potuto verificare sul campo che l’ozonoterapia è la cura più efficace per i malati di Covid, e che funziona benissimo anche come difesa preventiva.

A tale proposito ha spiegato che, su 98 pazienti da lui curati con l’ozono per patologie diverse, nessuno è risultato positivo al virus, pur vivendo a Brescia, zona rossa, e pur avendo familiari ammalati o ricoverati per Covid.

Questi pazienti sono risultati negativi anche al test sierologico, il che significa che l’ozono non solo sviluppa un’immunità generale ma anche un’immunità di superficie. Una vera e propria barriera anti Covid, perché il virus ha difficoltà a penetrare quando c’è l’ozono in circolazione.

«L’efficacia dell’ozono è tale ed è ormai talmente nota – ha sottolineato Galoforo – che molti colleghi medici che lavorano in ospedale, addirittura dei primari, vengono da me in ambulatorio chiedendo sedute di ossigeno ozono terapia per garantirsi l’immunità dal Covid».

«Per questo motivo – ha concluso il dott. Galoforo – mi chiedo che cosa si stia aspettando per portare il servizio di ossigeno ozono terapia in tutti gli ospedali».

Intervista a cura di Antonio Gaspari
Direttore Orbisphera
www.orbisphera.org
antonoio.gaspari@orbisphera.org

Pubblicato sul sito dell'associazione SIOOT Indietro...